"Il virus è finito, i contagiati non infettano più". Il documento che divide gli scienziati
Dieci esperti, tra cui il professor Alberto Zangrillo del San Raffaele di Milano, hanno firmato un report sulla ridotta carica virale. L'infettivologo Galli attacca: "È una sciocchezza, ognuno faccia il suo mestiere"
Condividi su:E' polemica tra scienziati sui dati virologici sull’andamento dell’epidemia di Covid-19 mentre in Lombardia i dati sul contagio migliorano ancora. Per una decina di medici che hanno sottoscritto un documento comune, tra cui il professor Alberto Zangrillo del San Raffaele e il professor Giuseppe Remuzzi direttore dell’Istituto Mario Negri, infatti, il “costante aumento di casi con bassa o molto bassa carica virale" dimostrerebbe che il contagio è ormai praticamente finito. Ma altri scienziati replicano: "È una grossolana sciocchezza". Lo dice apertamente Massimo Galli, direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale Sacco, che ribatte: "I miei illustri colleghi si sono improvvisati una competenza su virus e epidemia, venendo magari da fantastici curricula da altri campi. Io non mi metto a fare l'oncologo o il nefrologo, non mi metto a fare altri mestieri in termini di valutazioni di elementi e di esperienza, santo cielo". Subito dopo Galli aggiunge: "Dobbiamo distinguere tra la coda di un'epidemia, con casi di minore gravità perché 'quelli che dovevano andar male sono già andati male', e la continua volontà di andare a dire in giro che il virus è diventato buono. E' una grossolana sciocchezza, vale la pena di dirlo una volta per tutte".
Nei giorni scorsi anche il virologo Andrea Crisanti aveva ribadito che il Covid non è affatto scomparso, come dimostrano i recenti focolai in Germania. Continua a non pensarla così, però, l’infettivologo Marco Bassetti, che ha firmato il documento della discordia, che sostiene, tra l’altro che "i dati clinici mostrano una marcata riduzione dei casi di Covid 19 con sintomi” e che “la comunità scientifica internazionale si sta interrogando sulla reale capacità delle persone asintomatiche o paucisintomatiche di trasmettere l’infezione".
Della stessa opinione sono anche gli altri nove medici che hanno condiviso il documento. Il direttore del reparto di Microbiologia degli Spedali civili di Brescia, Arnaldo Caruso, quello del laboratorio di microbiologia del San Raffaele, Massimo Clementi, Luciano Gattinoni del Policlinico, Donato Greco, consulente dell'Organizzazione mondiale della sanità, Luca Lorini del Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Giorgio Palù dell’Università di Padova e Roberto Rigoli, che dirige il reparto di microbiologia dell’ospedale di Treviso.Tanto che lo stesso Bassetti, ordinario di Malattie infettive all’Università di Genova non ha resistito a controreplicare su Facebook a rispondendo così a un utente che postava proprio le parole di Galli: "Se il tempo che molti hanno passato a terrorizzare la gente lo avessero speso a fare i dottori avrebbero salvato molte vite. Soprattutto in Lombardia".
Nel frattempo, dal bollettino quotidiano arrivano numeri rassicuranti. Calano ancora i ricoverati anche nelle terapie intensive. I nuovi casi positivi sono 88 di cui 17 a seguito di test sierologici; 29 nell’hinterland e 17 a Milano. Si sono liberati altri tre posti nelle terapie intensive. Ben 218 letti negli altri reparti. E i decessi sono stati 7. Anche se il totale dei morti è salito alla cifra impressionante di 16.586 vittime.
Fonte: repubblica.it