11 settembre, 22 anni dopo si continua a morire
Condividi su:Di World Trade Center si continua a morire a New York: alla vigilia del 22esimo anniversario il corpo dei vigili del fuoco ha aggiunto 43 nuovi nomi al suo World Trade Center Memorial Wall che commemora i pompieri colpiti da malattie letali legate al loro lavoro umanitario tra le macerie contaminate delle Torri Gemelle.
"Spesso riflettiamo su quanto è successo l'11 settembre, ma io ricordo anche il 12", ha detto il sindaco di New York Eric Adams, ex capitano della polizia che il giorno delle stragi fu tra i soccorritori. Le aggiunte al Memorial Wall, creato 12 anni fa con 55 nomi, portano a 331 il numero dei vigili del fuoco a cui i fumi tossici del World Trade Center sono risultati letali, pari quasi a quello dei pompieri morti dando la scalata alle Twin Towers il giorno del peggior attacco terroristico sul suolo americano.
Alla vigilia dell' anniversario, le autorità di New York hanno intanto dato un nome ad altre due vittime delle stragi. L'uomo e la donna, i cui nomi non sono stati resi pubblici su richiesta delle famiglie, sono rispettivamente la 1.648esima e 1.649esima vittima che l'ufficio del medico legale hadentificato, ha annunciato un portavoce del sindaco, grazie a test avanzati del Dna.
Due anni fa, in occasione del ventesimo anniversario delle stragi, il presidente Joe Biden visitò tutti e tre i luoghi degli attacchi (oltre al World Trade Center e al Dipartimento della Difesa anche il campo di Shanksville in Pennsylvania dove si schiantò il volo United 93, il quarto dirottato dai terroristi di al Qaida), mentre l'anno scorso parlò al Pentagono. Quest'anno, di ritorno dal G20 e poi dal Vietnam, il capo della Casa Bianca si limiterà a una cerimonia durante uno scalo ad Anchorage in Alaska, avendo lasciato alla vice Kamala Harris e al Second Gentleman Doug Emhoff il compito di rappresentarlo a New York e alla First Lady Jill Biden di deporre una corona al Dipartimento della Difesa.
Tre giorni fa intanto la Casa Bianca ha respinto alcune delle condizioni chieste dai legali di Khalid Sheikh Mohammed, braccio destro di Osama bin Laden considerato l'architetto delle stragi, e di altri quattro detenuti a Guantanamo accusati di aver cospirato per l'attacco agli Usa. L'accordo proposto, aspramente criticato dai familiari delle vittime, prevedeva l'ammissione di colpevolezza e il carcere a vita in cambio di assicurazioni sul fatto che i cinque non sarebbero stati messi in isolamento e avrebbero ricevuto cure per i traumi subiti dalle torture sotto la custodia della Cia.