Chiude a Napoli lo storico Caffè Gambrinus in attesa di tempi migliori. Il titolare: “Siamo allo stremo”, 15 i dipendenti in cassa integrazione
Chiude “in attesa di tempi migliori” lo storico Caffè Gambrinus di Napoli
Condividi su:Ai tavolini dello storico locale, aperto dal 1860, oltre che ai Capi di Stato in visita in città, hanno seduto Oscar Wilde, Benedetto Croce, D'Annunzio e tanti altri. I titolari: "Con l'aumento dei contagi la gente non entra e non si siede. Non ce la facciamo più"
Chiude “in attesa di tempi migliori” lo storico Caffè Gambrinus di Napoli, che si affaccia dal 1860 su piazza Plebiscito e Palazzo Reale. Nonostante la Campania sia stata dichiarata zona gialla dall’ultimo Dpcm con i bar che possono restare aperti fino alle 18, la chiusura del Caffè, come annunciato ieri, è stata confermata. “Sono allo stremo delle mie possibilità” dice Antonio Sergio, tra i proprietari del caffè, frequentato anche dai Capi di Stato in visita in città, “con le limitazioni previste, non possiamo andare avanti”. “Il locale è grande e le spese sono tante” continua Massimiliano Rosati, altro titolare del bar “con l’aumento dei contagi la gente non entra e non si siede ai tavolini, nonostante lo stesso prezzo al banco e al tavolo”. Per la prima volta, nella storia ultrasecolare di Gambrinus, 15 dipendenti sono stati messi in cassa integrazione, me ce ne sono altri 30 da pagare. “Non ce la facciamo. Abbiamo deciso di chiudere indipendentemente da misure nazionali e regionali. L’auspicio è quello di riaprire il prima possibile, quando si potrà tornare a lavorare ai ritmi di sempre” conclude il proprietario Sergio.
Tra i locali più celebri della penisola, membro dell’Associazione Culturale Locali Storici d’Italia, il Caffè Gambrinus è diventato negli anni anche salotto letterario e galleria d’arte. A fare grande la sua storia sono stati anche i clienti d’eccezione che nel tempo si sono seduti ai suoi tavolini liberty, come intellettuali del calibro di Benedetto Croce, Oscar Wilde, Ernest Hemingway, la principessa Sissi, ma anche Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti, di cui nel locale sono conservate delle opere.
Fonte: ilfattoquotidiano.it