“Gentlemen of Bacongo” o l’eleganza dei dandy congolesi
Il culto dell’eleganza, l’abbigliamento ricercato all’ultima moda e un comportamento glamour sono i tratti distintivi dei sapeurs, i dandy congolesi di Brazzaville e Kinshasa. I sapeurs sono i seguaci del movimento culturale chiamato Sape – Société des Ambianceurs et des Personnes Elégantes, Società dei Festaioli e delle Persone Eleganti, nato all’inizio del Novecento nella capitale del Congo francese.
Condividi su:La Sape è un fenomeno modaiolo ancora oggi molto in voga tra i giovani come raccontano le brillanti immagini catturate durante un viaggio a Brazzaville dal fotografo italiano Daniele Tamagni e raccolte nel volume Gentlemen of Bacongo (Trolley Books, 2009).
Le origine precise della Sape (“Sape” e “sapeurs” derivano da un verbo della lingua colloquiale francese se saper che significa vestirsi) non acora dibattute, ma è tuttavia indubbio che sia iniziata nella città di Brazzaville in seguito ai contatti culturali con i francesi. I vestiti e il modo di portarli dei francesi ha da subito affascinato i giovani uomini delle classi sociali medio-basse in cerca di un’identità. Questi ultimi hanno infatti iniziato a definirsi usando i capi d’abbigliamento alla ricerca di uno stile costruito sia in relazione che in opposizione al Colonialismo. La Francia, e in particolare la città di Parigi come capitale della moda, hanno influenzato molto l’immaginario collettivo della Sape ma alcune caratteristiche proprie dell’essere africano non sono mai completamente scomparse.
Negli anni 1930 e 1940, la Sape si è trasformata in vero e proprio movimento culturale, strettamente limitato alla moda maschile, con codici e ritualità ben definiti. Ancora oggi – come spiega Didier Gondola nell’articolo Dream and Drama: The Search for Elegance in the Congolese Youth – l’obbiettivo principale dei sapeurs è l’acquisto di capi e vestiti firmati dai sarti dell’alta moda francese, nonostante il prezzo molto elevato rispetto al salario minimo che molti di loro percepiscono. Gli abiti sono poi indossati e sfoggiati seguendo uno stretto codice di colori e devono essere abbinati o corredati da numerosi accessori. Altre regole definiscono l’atteggiamento da assumere: riprendendo alcuni dei canoni dell’edonismo e del dandismo inglese di fine Ottocento, i sapeurs devono frequentare determinati circoli o caffè culturali nei quali parlano di argomenti precisi tra cui le donne, la musica e la letteratura.
Negli anni ’70, il movimento della Sape si è diffuso anche nella città di Kinshasa, la capitale dell’attuale Repubblica Democratica del Congo, ex-Zaire, situata esattamente sull’altra riva del fiume Congo rispetto a Brazzaville. A Kinshasa però la Sape ha assunto un carattere più politico. Il Presidente Mobutu, poco dopo la sua elezione avvenuta nel 1965, decise di lanciare una campagna di “zairizzazione” della cultura con la quale intendeva cancellare le influenze europee per ricercare una nuova autenticità culturale. Con il motto “abacost” (contrazione della frase francese “à bas le costume”, abbasso il completo intendendo l’abito giacca e cravatta importato dall’Europa) imponeva a tutti gli uomini di indossare la camicia bianca a maniche corte rigorosamente senza cravatta. La gioventù creativa di Kinshasa si oppose a questa misura considerata “noiosa” e rispose provocatoriamente adottando i canoni estetici dei sapeurs di Brazzaville.
In conclusione, considerare la Sape semplice ostentazione o estravaganza è molto riduttivo. Essa è piuttosto l’attenta ricerca di un’eleganza sofisticata che non si può solo comprare. Proprio per queste caratteristiche, i sapeurs sono stati e continuano ad essere fonte di ispirazione per i cantanti, gli stilisti, gli artisti e i fotografi di tutto il mondo.
Fonte: larivistaculturale.com