Gli NFT discriminano le donne: gli artisti sono sempre uomini
Il metaverso non innova un bel niente: la situazione è la stessa del mercato dell'arte tradizionale.
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Condividi su:Metaverso, sì. Meta-diverso, no: pare che il mercato dell'arte digitale non sia innovativo come ci aspettavamo. Anzi: per molti aspetti la vicinanza con il mondo dell'arte tradizionale è schiacciante, a partire dalla scarsa presenza di artiste donne e dal sessismo diffuso nei contenuti in vendita.
Parliamo del mercato degli NFT, i manufatti artistici virtuali che i collezionisti acquistano pagando in criptovalute tramite un processo che conferma l'unicità del contenuto (la copia che loro ottengono viene certificata come unica originale nell'infinita riproducibilità dei file in rete). L'intero sistema è energivoro e poco ecologico. L'intero settore è detto anche "della criptoarte".
Se tanto avevamo osannato il mondo cripto per l'accesso paritario e democratico degli artisti alla compravendita di opere - sopratutto per mezzo dell'abbattimento delle barriere di ingresso - dovremo fare un passo indietro e ricrederci.
Il primo dato evidente è che, ad oggi, le donne artiste che fanno NFT sono poche e difficilmente riescono a scalare la classifica delle vendite. Lo ha denunciato il report della società di ricerca ArtTactic, che descrive il metaverso come un mercato in cui chi vince prende tutto, dove il 55% delle vendite viene generato da soli 16 artisti. Globalmente, le donne rappresentano il 16% degli attori.
È pur vero che per la stesura del rapporto sono state analizzate solo e unicamente le transizioni- primarie e secondarie - avvenute sulla piattaforma Nifty Gateway. Ma si tratta comunque di risultati allarmanti, soprattuto perché Nifty è uno dei siti più utilizzati nel discorso cripto.
Fonte: mashable.com