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In Ucraina fare musica è un atto di resistenza all’oppressore

In Ucraina fare musica è un atto di resistenza all’oppressore

Anton Slepakov è un musicista ucraino di 49 anni e uno dei volti più noti della scena elettronica e synth-pop dell’est europeo.

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La sua vita è stata perennemente scandita da due identità parzialmente contrapposte e, alle volte, costrette a entrare in netta contrapposizione tra loro: all’uomo fiero delle proprie radici e legatissimo alle tradizioni, agli usi e ai costumi del Paese d’origine, infatti, fa riscontro la parabola dell’artista che, per allargare il proprio giro d’affari e poter sbarcare il lunario, decide di provare a posizionarsi su un mercato discografico più grande e dinamico, scrivendo e cantando esclusivamente in russo.

Una scelta che, fino a qualche anno fa, non era poi così inusuale tra gli artisti ucraini: la Russia è più grande, più ricca e permeabile alla mondanità e, nel corso degli anni, ha offerto ai musicisti ucraini la possibilità di organizzare tour più duraturi e redditizi, attirando platee decisamente più ampie rispetto al ristretto bacino d’utenza domestico.

La situazione è cambiata nel febbraio del 2014, quando Mosca diede avvio all’invasione della Crimea con l’intento – mai dichiarato ufficialmente, ma evidente nei fatti – di annetterla, fornendo legittimità alla scelta con un referendum sull’autodeterminazione pilotato ed etero-diretto dalla autoproclamatasi madrepatria russa – e dal quale, non a caso, scaturirono percentuali bulgare, con il 95% degli aventi diritto che votò in favore del ricongiungimento.

Da quel momento in poi, l’atteggiamento di Slepakov – che oggi è il frontman di una band elettronica underground chiamata Vagonovozhatye – è cambiato radicalmente: decise di non potere rimanere indifferente alle manovre di Putin e dei gruppi separatisti del Donbas e, in segno di protesta, decise di annullare tutte le date del suo tour moscovita, portando avanti il suo personale sabotaggio contro i colonizzatori e dimostrando che, contrariamente a quanto ventilato dagli oligarchi affamati di potere oltre il confine, l’Ucraina ha una propria identità da difendere.

Fonte: rollingstone.it


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