Smart working e crisi, le donne rischiano un ritorno agli anni '50
L'emergenza Covid-19 ha stravolto la vita nel pianeta, ma non i ruoli in famiglia, anzi ha esasperato gli squilibri. Su di lei un carico extra, mamma a tempo pieno, con le scuole chiuse, lavoratrice senza nemmeno la pausa caffè alla macchinetta, di nuovo casalinga (disperata ed esasperata).
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Condividi su:La video-conferenza su Zoom comincia mentre il papà è in cucina e sta dando da mangiare alla figlia di dieci mesi. Poi il meeting va avanti mentre il papà tiene Peynina sulle spalle, avvolta nel marsupio, e la culla finché non si addormenta. Questo papà speciale si chiama David Moinina Sengeh ed è il ministro dell'Istruzione della Sierra Leone. Posta la foto su Twitter, invita gli uomini a seguire il suo esempio. Pochissimi lo fanno.
Nel resto del mondo sono le mamme a dividersi tra conference call, il problema di geometria del figlio grande, la merenda del piccolo e l'aspirapolvere. L'emergenza Covid-19 ha stravolto la vita nel pianeta, ma non i ruoli in famiglia, anzi ha esasperato gli squilibri. Su di lei un carico extra, mamma a tempo pieno, con le scuole chiuse, lavoratrice senza nemmeno la pausa caffè alla macchinetta, di nuovo casalinga (disperata ed esasperata). In casa ben oltre la fine del lockdown, e con il rischio per molte di restarci ancora: la crisi costerà molto più cara a chi ha impieghi part-time (in Italia donne nel 75 per cento dei casi), contratti ballerini, stipendi più bassi del partner, e dunque se qualcuno deve sacrificarsi è lei.
Lo smart-working? Finora, una fregatura, per tutti: un italiano su 2 lavora di più, secondo una ricerca di Linkedin. Figuriamoci le donne. «Se si poteva sperare che gli uomini lavorando da casa comprendessero il peso delle fatiche domestiche e accettassero di condividerli di più, le prime indagini sembrano mostrare che non è successo», conclude la filosofa femminista francese Camille Froidevaux-Metterie. In pratica, più lavoro, più stress e fatica.
«Un orribile ritorno alla tradizione», sentenzia la sociologa tedesca Jutta Allmendinger. Andremo indietro almeno di «tre decenni», è la sua previsione. Molto più indietro, ribatte Mona Küppers, presidente del Consiglio delle Donne tedesche, un'associazione di oltre 60 organizzazioni femminili. C'è il pericolo di ritrovarsi tutte «con i ruoli degli anni 50».
Fonte: ilmessaggero.it