TRA I GIOVANI C'È IL RITORNO AI VECCHI MESTIERI
Pipai richiestissimi, cornamusai, appassionati di lettering (la ‘bella scrittura’) e di carta fatta a mano con metodi antichi. E ancora tornitori, falegnami.
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Condividi su: I vecchi mestieri diventano nuovi grazie al ritrovato amore per l’artigianalità da parte delle nuove generazioni che non si sono arrese alla pandemia ritrovando proprio in uno dei periodi più difficili per l'economia una nuova e tenace creatività.Anche in contrapposizione alla globalizzazione, i giovani riaprono botteghe, laboratori ed empori di una volta dove si trovava di tutto. Dietro il banco però ora ci sono ventenni e trentenni, appassionati del 'fatto a mano' e col pallino per l’ambiente e la sostenibilità.
“Costruisco pipe e cornamuse da diversi anni ma col lockdown il mercato si era bloccato. Con mio fratello Mauro abbiamo rilevato la vecchia bottega di frazione, un grande emporio chiuso da tempo e dove si vendeva di tutto. Durante la pandemia lo abbiamo ristrutturato, arredato con legni recuperati e materiali naturali lavorati esclusivamente a mano per farne un luogo ibrido, nuovo ma che affonda però le radici nel vecchio, - spiega Luca Paciaroni, trentenne di San Severino Marche. - Adesso Artisan è un luogo in cui condividere il proprio tempo, le conoscenze e le abilità. E’ dunque una ferramenta, un laboratorio di creazione di pipe originali, fatte a mano, con legni pregiati, decorate e in produzione limitata. Creiamo oggetti torniti, targhe in legno, coltelli, strumenti da lavoro e le mie amate cornamuse, che ho imparato a costruire negli anni e in modo autodidatta. La bottega è anche un laboratorio di lettering, il recupero della ‘bella scrittura’ e, come un vero emporio, rivendiamo un po’ di tutto inclusi prodotti alimentari provenienti esclusivamente da coltivatori locali, come farro e orzo coltivati sul nostro territorio, idem vini, zafferano, miele e la pasta prodotta con il grano coltivato a Torre San Patrizio, qui accanto”.